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PRATIGLIONE – Il 5 settembre 1944 i nazifascisti scatenano un pesante attacco contro le posizioni partigiane del Monte Soglio e del Bandito. E' l'inizio della terrificante Operazione Strassburg, che mira a eliminare le formazioni dei “ribelli” ed occupare stabilmente i punti strategici in prossimità dei valichi alpini, nel timore di un'invasione Alleata.
Il 9 settembre, dopo aver ricevuto un aviolancio di armi, il comandante della IV Divisione Garibaldi, Giovanni Picat Re "Perotti" incarica tre esperti partigiani del trasporto di una mitraglia pesante agli uomini che da alcuni giorni combattono aspramente sul Monte Soglio. I tre sono i sanmauriziesi Aldo Grivet Ciach "Fulmine" e Giuseppe Ronco detto Krik, e il milanese Silvano Martinini. Secondo la testimonianza del loro compagno di lotta Maurizio Perona:"Con mitraglia e munizioni raggiungono faticosamente la cima del Soglio, dove, malauguratamente, ristagna una fitta nebbia e si intravvedono delle ombre armate. Fulmine, Krik e Silvano avanzano fiduciosi, ma vengono immediatamente circondati dai fascisti, che il giorno prima avevano ricevuto rinforzi e occupato il colle. Sotto scorta vengono portati al comando fascista a Pratiglione. Qui, prima dell’esecuzione, subiscono atroci torture per avere informazioni sui partigiani e sul segnale di riconoscimento per gli aerei alleati che effettuavano i lanci”.
Aldo Grivet Ciach era nato a Cirié nel 1923, ma ha sempre vissuto a San Maurizio. Operaio, poi militare tra gli alpini a Pinerolo. Subito dopo l'armistizio sale sui monti di Corio e diventa il partigiano "Fulmine". "Un po' taciturno e riservato, - lo ricorda Maurizio Perona - ma sempre pronto per qualche consiglio. Sempre disponibile, affidabile e coraggioso, è stato uno dei componenti la "squadra d'azione" del nostro distaccamento. Il 26 giugno partecipò allo scontro di Balangero, dove venne ferito ad un polso". Alla memoria i compagni gli intitolarono la brigata. E' stato insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare.
L'altro sanmauriziese Giuseppe Ronco era della classe 1910. Faceva il muratore e a causa di un grave incidente aveva evitato il servizio militare. Nonostante ciò aveva scelto di stare con i partigiani, insieme ai fratelli Michele e Vittorio.
Il milanese Silvano Martinini, coetaneo di Aldo, era vigile del fuoco e, seppur padre di due piccole bimbe, una delle quali non vedrà mai, aveva aderito alla Resistenza.
Di recente è stata rintracciata una straordinaria fotografia, che documenta proprio il momento della loro cattura. Una gigantografia é ora esposta presso "Le Person dij Partigian" (Le Prigioni dei Partigiani) a San Maurizio Canavese, luogo della memoria resistenziale. In quel drammatico frangente, di fronte ai suoi aguzzini, il bel volto di Silvano dimostra tutta la fierezza dell'eroe, che non teme di morire per la causa giusta.
Franco Brunetta
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Vincenzo Depaoli, uomo maturo, essendo nato nel 1909, fu uno dei primi partigiani sanmauriziesi subito dopo l’8 settembre 1943. Si unì alla formazione dell'amico "Jaklin" Cordero - valoroso comandante, organizzatore delle prime bande partigiane nella Val Grande - diventandone il fidato "braccio destro". Vincenzo Depaoli detto “Tuono” fu un uomo coraggioso, sempre pronto all'azione con la sua valigetta piena di armi contro gli oppressori nazisti e i loro servi fascisti. Venne catturato il 31 agosto 1944 presso la salumeria della famiglia Cordero, nella piazzetta Olivari in centro paese. Ciò accadde, assai probabilmente, su delazione e nel corso di un'operazione che mirava ad arrestare Cordero. I nemici depredarono il negozio, incendiarono i locali e presero in ostaggio la madre di "Jaklin". Vincenzo fu immediatamente ucciso con un colpo di pistola al cuore. Il suo corpo, infilato in un giubbotto scuro, fu abbandonato dai tedeschi, come fosse una cosa della strada, sotto gli occhi sgomenti di tutti. Così lo trovò sua moglie Fortunata il mattino seguente, ritornando dal lavoro. (f.b.)
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IL SACRIFICIO
DI PASQUALINO CORDERO E "SERGIO" SCHIOPPO
Pasqualino Cordero era nato il 31 marzo 1923 a San Maurizio Canavese. Era un bravo ragazzo, molto studioso. Salì in montagna subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e si stabilì, con i fratelli Giacomo e Matteo, in una casa di loro proprietà a Chialamberto, dando vita a uno dei primi gruppi di ribelli in Val Grande di Lanzo.
A loro si aggregarono ben presto alcuni altri amici sanmauriziesi.
Tra questi Mario Schioppo, detto Sergio, coetaneo di Pasqualino, nato a Torino, ma residente in paese, era anch'egli studente, prima di essere chiamato alle armi.
In quel primo periodo si trattava soprattutto di organizzare armi, viveri, medicinali e raccogliere informazioni per prepararsi a successive azioni più importanti quali disarmi di soldati nemici, sabotaggi e azioni di disturbo a presidi nazifascisti.
Pasqualino venne arrestato con il fratello Matteo dai tedeschi in casa a San Maurizio alla vigilia di Natale, forse su delazione, e condotto a Torino all'Albergo Nazionale. Entrambi furono sottoposti a un lungo interrogatorio con sevizie, cui Pasqualino risposte con coraggio: "Un giorno ce ne sarà anche per voi!". Il fratello Giacomo riuscì a liberarlo attraverso uno scambio di prigionieri e Pasqualino tornò immediatamente tra i compagni partigiani, mentre Matteo fu trasferito alle Nuove, da dove uscì solo otto mesi dopo.
All'inizio di marzo 1944 i nazifascisti, con larghezza di mezzi, compresa l'aviazione, scatenarono il primo grande rastrellamento in Val di Lanzo nel tentativo di sgominare le attivissime bande partigiane, che, non solo controllavano buona parte del territorio, ma davano prova di solidarietà verso gli operai in lotta contro gli oppressori e gli affamatori con azioni di sabotaggio e attacco ai presidi nazifascisti.
Così, l'8 marzo 1944, dopo aver attaccato nei giorni precedenti la Valle d'Ala e quella di Viù, il nemico aggredì la Val Grande, dov'erano insediati i gielle di Pedro Ferreira e la piccola formazione autonoma di Giacomo Cordero. Alcune autoblindo tedesche precedevano la colonna di autocarri carichi di soldati. Giunti ai Prati della Via, nei pressi di Chialamberto, scrutando la montagna con i loro potenti binocoli, avvistarono nella neve un gruppetto di patrioti. I tedeschi spararono dalla strada e colpirono mortalmente Pasqualino Cordero e Mario "Sergio" Schioppo.
Un terzo partigiano sanmauriziese ferito, Pietro Pastore, fu inseguito e azzannato dai cani lupo.
Sarà deportato a Mauthausen, dove morirà.
Per onorare il sacrificio di suo fratello, Giacomo "Jahlin" intestò a Pasqualino il Battaglione autonomo Cordero.
Nel dopoguerra alla memoria di Pasqualino fu assegnata la Medaglia d'Argento al Valor Militare, con la seguente motivazione: "Giovane partigiano, durante un rastrellamento si offriva volontario per coprire con pochi compagni la ritirata del grosso. Ingaggiato combattimento, traeva in salvo generosamente un ferito e, benché ferito a sua volta, continuava bravamente a combattere sino a che, nuovamente e mortalmente colpito, si abbatteva sul campo".
"Sergio" Schioppo, invece, ricevette la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con una motivazione simile a quella di Pasqualino.
I parenti fecero sistemare nella tomba di famiglia, a perenne ricordo di "Sergio", un realistico bassorilievo in bronzo che ritrae l'eroico partigiano colpito a morte.
(fb)