Il sacrifico di Pasqualino Cordero e "Sergio" Schioppo
IL SACRIFICIO
DI PASQUALINO CORDERO E "SERGIO" SCHIOPPO

Pasqualino Cordero era nato il 31 marzo 1923 a San Maurizio Canavese. Era un bravo ragazzo, molto studioso. Salì in montagna subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e si stabilì, con i fratelli Giacomo e Matteo, in una casa di loro proprietà a Chialamberto, dando vita a uno dei primi gruppi di ribelli in Val Grande di Lanzo.
A loro si aggregarono ben presto alcuni altri amici sanmauriziesi.
Tra questi Mario Schioppo, detto Sergio, coetaneo di Pasqualino, nato a Torino, ma residente in paese, era anch'egli studente, prima di essere chiamato alle armi.
In quel primo periodo si trattava soprattutto di organizzare armi, viveri, medicinali e raccogliere informazioni per prepararsi a successive azioni più importanti quali disarmi di soldati nemici, sabotaggi e azioni di disturbo a presidi nazifascisti.
Pasqualino venne arrestato con il fratello Matteo dai tedeschi in casa a San Maurizio alla vigilia di Natale, forse su delazione, e condotto a Torino all'Albergo Nazionale. Entrambi furono sottoposti a un lungo interrogatorio con sevizie, cui Pasqualino risposte con coraggio: "Un giorno ce ne sarà anche per voi!". Il fratello Giacomo riuscì a liberarlo attraverso uno scambio di prigionieri e Pasqualino tornò immediatamente tra i compagni partigiani, mentre Matteo fu trasferito alle Nuove, da dove uscì solo otto mesi dopo.
All'inizio di marzo 1944 i nazifascisti, con larghezza di mezzi, compresa l'aviazione, scatenarono il primo grande rastrellamento in Val di Lanzo nel tentativo di sgominare le attivissime bande partigiane, che, non solo controllavano buona parte del territorio, ma davano prova di solidarietà verso gli operai in lotta contro gli oppressori e gli affamatori con azioni di sabotaggio e attacco ai presidi nazifascisti.
Così, l'8 marzo 1944, dopo aver attaccato nei giorni precedenti la Valle d'Ala e quella di Viù, il nemico aggredì la Val Grande, dov'erano insediati i gielle di Pedro Ferreira e la piccola formazione autonoma di Giacomo Cordero. Alcune autoblindo tedesche precedevano la colonna di autocarri carichi di soldati. Giunti ai Prati della Via, nei pressi di Chialamberto, scrutando la montagna con i loro potenti binocoli, avvistarono nella neve un gruppetto di patrioti. I tedeschi spararono dalla strada e colpirono mortalmente Pasqualino Cordero e Mario "Sergio" Schioppo.
Un terzo partigiano sanmauriziese ferito, Pietro Pastore, fu inseguito e azzannato dai cani lupo.
Sarà deportato a Mauthausen, dove morirà.
Per onorare il sacrificio di suo fratello, Giacomo "Jahlin" intestò a Pasqualino il Battaglione autonomo Cordero.
Nel dopoguerra alla memoria di Pasqualino fu assegnata la Medaglia d'Argento al Valor Militare, con la seguente motivazione: "Giovane partigiano, durante un rastrellamento si offriva volontario per coprire con pochi compagni la ritirata del grosso. Ingaggiato combattimento, traeva in salvo generosamente un ferito e, benché ferito a sua volta, continuava bravamente a combattere sino a che, nuovamente e mortalmente colpito, si abbatteva sul campo".
"Sergio" Schioppo, invece, ricevette la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con una motivazione simile a quella di Pasqualino.
I parenti fecero sistemare nella tomba di famiglia, a perenne ricordo di "Sergio", un realistico bassorilievo in bronzo che ritrae l'eroico partigiano colpito a morte.
(fb)

ALESSANDRO CAGNA, DISPERSO NELLA BATTAGLIA DEL MONTE SOGLIO
ALESSANDRO CAGNA,
DISPERSO
NELLA BATTAGLIA DEL MONTE SOGLIO
La "battaglia del Monte Soglio" fu il primo, grande scontro armato avvenuto in zona tra le formazioni partigiane e le truppe nazifasciste. Durante i combattimenti, svoltesi tra il 7 e il 9 dicembre 1943, caddero, uccisi in combattimento o fucilati a Forno Canavese dopo atroci sevizie, ben 25 volontari per la libertà: Appino Antonio, Bottoni Sergio, Canella Francesco, Cerisio Tommaso, Crectoria Pietro, Della Torre Ermanno, Di Nardi, Donald Russel, Fracchia Elio, Franco Osvaldo, Giaj Arcota Antonio, Grassa Bartolomeo, Marietti Pietro, Marino Nicolò, Milana Leopoldo, Monzani Luciano, Morandi Camillo, Obert Domenico, Papandrea Saverio, Tasic Times, Toro Mario, Vironda Gambin Francesco e tre partigiani serbi ignoti. Ci furono pure due diciannovenni dispersi. Uno di questi si chiamava Alessandro Cagna. Era nato a San Maurizio il 4 gennaio 1925 e prima di salire in montagna con i "ribelli" del "Monzani" lavorava come tornitore meccanico. Di lui non si seppe più nulla, né mai fu ritrovato il corpo. Inguaribile il dolore dei familiari, ora tutti scomparsi, quando compresero che non avrebbero potuto avere una tomba su cui piangere. Del povero Alessandro, caduto appena una decina di giorni dopo il giovane Domenico Vallero, non abbiamo neppure una foto. Resta solo il nome, inciso sulla grande lapide del municipio.
Franco Brunetta

